Il progetto riguarda la ristrutturazione complessiva di un lotto residenziale da lungo tempo abbandonato, posto all’interno del centro storico di San Benigno Canavese, nei pressi dell’Abbazia di S. Fruttuaria. La proprietà, situata ai margini dell’abitato storico, dove l’edilizia compatta si sgrana aprendosi alla campagna, è composta da una casa a tre piani fuori terra disposta lungo la via per occupare l’intero lotto di matrice medievale, affiancata da una corte a giardino dove si situa l’edificio (originariamente pubblico) della ghiacciaia. Il progetto non modifica la sagoma del costruito preesistente ma definisce una nuova lettura al suo interno, mettendo in relazione la conservazione di una immagine urbana tradizionale con gli aspetti di innovazione che l’intervento introduce (di livello materico e tecnologico). La ghiacciaia mantiene l’immagine di un unico grande spazio, caratterizzato da una piccola conca absidale, dove la nuova scala, collocata trasversalmente, delimita due spazi da utilizzarsi autonomamente. L’intervento sulla ghiacciaia è teso al mantenimento dell’unità di insieme ricavando però ambienti autonomi. Il progetto è stato pubblicato in A. Piva, P. Galliani, Ricerca formazione progetto di architettura. Architetti Italiani under 50, Marsilio, Venezia 2005, pp. 222-223.

Dopo l’aggiudicazione del concorso, il gruppo di lavoro ha sviluppato il progetto della nuova stazione come spazio per viaggiare e sognare; un luogo urbano, concepito come proseguimento della città e dei suoi percorsi, un luogo in cui poter lanciare la nostra immaginazione al di là del contesto puramente fisico che evoca la stazione stessa in modo da proiettarsi nella vera essenza del viaggio. L'edificio diviene simbolo ed evocazione del movimento e del viaggio. Un grande passage di 385 metri di lunghezza, parallel a corso Inghilterra, con altezza variabile da 3 a 12 metri, composto da 200 archi in acciaio, caratterizza l'immagine urbana del nuovo edificio passeggeri. All’interno, la galleria è occupata da un insieme di volumi funzionali, leggeri e flessibili, interrotti dal vuoto creato dalla stazione della metropolitana. Le strutture interne, su due livelli, si articolano in terrazze e volume chiusi progettati per ospitare varie le attività del nuovo fabbricato viaggiatori: il centro visitatori, I servizi di vendita al dettaglio, i servizi bancari e di pubblica sicurezza, il centro VIP e I luoghi di ristoro. Queste strutture costituiscono la cortina interna, quasi una facciata urbana, della strada coperta attraverso la galleria. Il progetto di Porta Susa è il progetto di uno spazio pubblico, dove la stazione si trasforma in via di passaggio, strade e luogo di una nuova forma di urbanità.

La facciata, che si presentava degradata dall'umidità e da agenti biologici, è stata restaurata in modo tale da poter dare affidamento che in futuro non sarà impossibile prevedere un nuovo eventuale intervento di conservazione e restauro in un'ottica di manutenzione costante e continua sul manufatto. Sinteticamente si è proceduto con la rimozione malte cementizie e malte e intonaci ammalorati, decoesi e/o incoerenti; si è poi proceduto con la tecnica del scuci-cuci dei mattoni non più recuperabili con mattoni pieni simili per colore, dimensione e fattura; scarificatura delle malte degradate dei giunti e rimozione delle crescite biologiche e stesura di trattamento biocida sull’intera superficie. Successivamente si è proceduto con la pulitura della facciata con metodi meccanici e/o con spazzole morbide e leggeri tensioattivi in formulazione gel specifici per restauro; in seguito si è eseguito il trattamento consolidante con silicato d’etile applicato a pennello in due stesure. I giunti sono stati ristilati con malta di calce naturale quanto più simile all’originale per colore e granulometria mentre i mattoni degradati sono stati ricostruiti, stuccati e microstuccati con maltina di calce e cocciopesto. Il portale è stato restaurato con malta di calce naturale mentre il dipinto centrale è stato integrato all’acquerello. Lo zoccolo di pietra è stato pulito e consolidato. A conclusione, è stata eseguita la presentazione estetica ed equilibratura cromatica della facciata, in particolar modo delle porzioni di muratura, con velature a base di calce o di silicato di potassio e pigmenti naturali, a cui è stato associato un trattamento preventivo contro le crescite biologiche.

Elena Vigliocco (Torino, 19 settembre 1974) è architetto e saggista. Si laurea nel 1999 presso il Politecnico di Torino dove ottiene il titolo di Specialista in Storia Analisi e Valorizzazione dei Beni Architettonici e Ambientali nel 2001. Nel 2005 consegue il PhD in Teoria e Costruzione dell’Architettura (settore icar14) e dal 2006 insegna Progettazione Architettonica presso il Politecnico di Torino.Dal 2013 è Visiting Professor presso la Facultad de Arquitectura, Urbanismo y Diseño de Cordoba, Argentina.

Dal 2000 è libero professionista ed esercita la professione di architetto spaziando dalla scala urbana alla scala architettonica. Dal 1998 collabora con l’architetto Agostino Magnaghi con il quale firma il progetto del Teatro Astra e il Nuovo Fabbricato della Stazione di Porta Susa a Torino. Delle sue realizzazioni si citano il lotto Ingest del Parco Dora e il Centro Paideia a Torino, il restauro della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta, la scuola Materna Gallo Praile di Venaria Reale.

La sua attività professionale è accompagnata e contaminata dall’attività di saggista. Delle sue pubblicazioni si citano Progetto e costruzione della città contemporanea. Il rapporto architettura/urbanistica, Roma 2012; con M. Camasso e S. Gron, Gli spazi della costruzione nella ricomposizione urbana, Torino 2013; con S. Gron, Intersezione, più frammenti un unico soggetto. Intersection, Boves 2009.

CV completo

Pagina 4 di 4